Inquadramento geografico
Bergamo si trova situata sui primi rilievi delle Alpi Orobie, ai piedi della fascia collinare della Valcalepio e in posizione quasi centrale rispetto agli sbocchi delle valli Serina e Brembana. A livello idrografico, Bergamo e’ situata a meta’ strada con i fiumi Serio e Brembo, e molto vicina a Lago d’Iseo.
La fascia collinare e l’idrografia che compongono il bergamasco, lo hanno sempre reso un territorio estremamente vocato alla viticoltura, fin dai tempi degli antichi romani. Le zone coltivate a vite, sono infatti concentrate nelle regioni collinari immediatamente a ridosso del capoluogo.
Clima
Il bergamasco gode di un clima caldo e temperato, con parecchi giorni di pioggia a rinfrescare l’aria. La stagione piu’ piovosa e’ la primavera, con periodi costanti in tutti i mesi, mentre l’inverno e’ la stagione piu’ secca. Le temperature durante l’anno tuttavia non raggiungono picchi elevati, mentre in inverno la temperatura scende sotto zero, anche se non di molto.
Geologia
Le colline della bergamasca si sono formate nell’ultima fase dell’era Mesozoica,circa 100 milioni di anni fa, quando la Pianura Padana era un grande mare. Sul suo fondo si sono depositati i materiali derivati dall’attivita’ biologica del mare, e quelli delle frane che sono scivolate lungo i suoi bordi.
A livello geologico, si riscontra una vasta eterogeneita’ dei suoli; nella zona di Almenno S.Salvatore terreni ricchi di scheletro, a Tresore Balneario maiolica simile ad un’argilla calcarea, a Scanzorosciate e Torre de’ Roveri troviamo il Sass de Luna, un tipo di roccia calcarea argillosa , a Vescovado del Gavarno, e nelle colline di Castel de Conti, Bergamo e Mapello prevale l’arenaria intercalata da marne argillose.
Cenni storici
Il primo documento che attesta l’esistenza della viticoltura nel bergamasco risale al 785 d.C, un atto di vendita posta sotto le mura della citta’, ma si pensa che la diffusione della vite risalga all’eta’ romana.
Plinio ci racconta infatti, che la viticoltura e’ largamente diffusa, soprattutto in collina nella zona di Scanzo.Successivamente la caduta dell’Impero Romano, la viticoltura subisce un forte arresto, per arrivare all’avvento dei Comuni, dove riprese il suo posto d’onore, e le viti vennero piantate ovunque.
Una forte innovazione venne data dai monaci benedettini, e dal sistema della mezzadria. Dal XV al XVII secolo la provincia di Bergamo fu grande produttrice di vino, addirittura tre volte di piu’ del reale fabbisogno locale, soprattutto nella zona denominata Isola, ovvero quella porzione del territorio delimitata da Adda, Brembo e Monte Canto.
La vocazione del territorio e il forte legame dei bergamaschi per la viticoltura, porto’ nel 1746 a fondare la prima accademia agricola d’Italia, chiamata Accademia degli Arvali, che assunse un ruolo cruciale, quando arrivarono le malattie che distrussero questa tipologia di agricoltura, poiche’ fu di grande supporto per i contadini.
Nel 1886 giunse dalle citta’ vicine la fillossera, ma la popolazione non ne usci’ emotivamente sconfitta, in quanto ricostrui’ i vigneti allargando la superficie ai 70 km attuali.
Negli anni 60 del secolo scorso, a causa della forte incentivazione da parte della Camera di Commercio, vennero fondate due cantine sociali una a Pontida, l’altra a San Paolo d’Argon; questo rappresento’ un momento cruciale per la storia della moderna viticoltura bergamasca, in quanto gli impianti e le tecniche enologiche vennero notevolmente migliorate.
L’enologia bergamasca e’ quindi emergente, ma ha trovato in maniera brillante, a dispetto delle zone piu’ blasonate, le capacita’ per farsi apprezzare sui mercati di tutto il mondo.
Bergamo e i suoi vitigni
Un territorio unico nel quale si possono trovare differenti tipologie di uve come Marzemino, Vernaccia, Groppello, Pignola, Moscato nero, Leatico tra tutte quelle giunte in tempi recenti come il Pinot, lo Chardonnay, il Merlot e il Cabernet, ma il re indiscusso di questa porzione d’Italia, e’ senza dubbio il Moscato di Scanzo.
Moscato di Scanzo
Il Moscato di Scanzo e’ un vino rosso passito, che si ottiene vinificando in purezza, uve dell’omonimo vitigno. Come tutti i moscati, il vitigno ha un’origine probabilmente esotica; il suo nome significa “profumo”, da un’antica parola persiana che ritroviamo anche nel nome della profumatissima noce. Una tipologia di moscato a bacca rossa, che ha saputo adattarsi alla perfezione al clima e ai suoli della bergamasca, in particolare all’area di Scanzorosciate, dove da’ il massimo della sua espressione. Le sue caratteristiche sensoriali sono legate ai terreni calcareo marnosi tipici di questa area, che gli conferiscono una certa mineralita’.
Un vino che e’ stato apprezzato oltre confine fin dai secoli scorsi, grazie al suo arrivo alla corte dell’impero russo, da parte del pittore bergamasco Giacomo Quarenghi; l’imperatrice Caterina II ne rimase talmente estasiata, da farlo conoscere ai banchetti delle corti piu’ importanti d’Europa.
Alla meta’ del 1800 era l’unico vino italiano ad essere quotato alla borsa londinese ma, nonostante la sua iniziale fortuna, il Moscato di Scanzo rallenta parecchio il suo cammino tra il 1700 e il 1800, dove le sue coltivazioni furono sostituite con quelle di gelso.
Negli anni 70 del secolo scorso viene rivalutato e selezionato dall’ Ispettorato Agrario, sino ad arrivare al 2009, quando viene riconosciuto come DOCG.
Oggi il Moscato di Scanzo rappresenta la piu’ piccola DOCG d’Italia; la zona di produzione e’ limitata a 31 Ha di territorio del comune di Scanzorosciate, e i produttori sono 39, di cui 33 aderiscono al consorzio di tutela; la resa massima dell’uva in vino e’ del 30%, e la produzione annua non supera le 60.000 bottiglie.
Il processo di lavorazione delle uve e’ lungo e laborioso, dopo la raccolta infatti, sono sottoposte ad appassimento su graticci, per un periodo non inferiore ai 21 giorni o comunque sinche’ non si e’ raggiunto il giusto grado zuccherino. Successivamente si procede alla sgranatura e pressatura delle uve; il vino ottenuto viene affinato in acciaio per almeno due anni.
Questa tipologia di Moscato non tollera il legno, talche’ l’invecchiamento avviene in acciaio, al fine d’ottenere un vino passito naturale, con una gradazione compresa tra i 15 e i 18 gradi.
Il Moscato di Scanzo si serve in piccoli calici da dessert, ad una temperatura di servizio di 8-10 C°. Si abbina a dolci da forno, dolci a pasta lievitata poco consistenti e in particolar modo a quelli a base di frutta; indicati anche zabaione, pandoro e panettone e dessert a base di panna. Si sposa perfettamente anche con formaggi di lunga stagionatura.
Una piccolissima produzione, per un’eccellenza italiana nel panorama enologico internazionale.
La Valcalepio ed i suoi vini
La Valcalepio e’ rappresentata dalla fascia pedomontana della provincia di Bergamo, compresa tra l’Adda e l’Oglio.Un territorio ricco di vigneti,verdeggianti colline e bellissimi castelli medioevali.
In questa terra ricca di storia e tradizioni, vengono prodotti vini sotto la DOC omonima, istituita nel 1976, che si declina in tre tipologie: rosso,bianco e passito.
Il Valcalepio rosso DOC viene prodotto con vitigni internazionali, principalmente Cabernet Sauvignon e Merlot; da disciplinare l’affinamento e’ di almeno un anno, di cui sei mesi in legno, mentre se si tratta della riserva, la maturazione arriva almeno a tre anni.
Il Valcalepio bianco DOC si ottiene principalmente da uve Pinot Bianco e Chardonnay; a saldo si puo’ aggiungere anche il Pinot Grigio.
Il Valcalepio Moscato Passito DOC si ottiene impiegando esclusivamente le uve del vitigno Moscato di Scanzo al di fuori dell’area DOCG.
Abbinamenti
Il Valcalepio rosso DOC si serve ad una temperatura di 18 C°, ed e’ ottimo per accompagnare carni rosse , carni bianche,brasati,cacciagione e formaggi di media lunga stagionatura.
Il Valcalepio bianco DOC, ottimo anche come aperitivo, lo si abbina a primi piatti di pesce non troppo elaborati,carni bianche e secondi di pesce alla griglia.
Il Valcalepio Moscato Passito DOC e’ un eccellente vino da meditazione,e puo’ essere proposto come abbinamento con pasticceria secca, o con formaggi stagionati o erborinati,come per esempio il gorgonzola. Se ne apprezzano al meglio le qualita’ organolettiche a temperatura ambiente.
Note del sommelier
Prodotti emergenti molto interessati di questa area vitivinicola d’Italia sono le bollicine; vengo infatti prodotti degli ottimi metodi classici, principalmente a base di Chardonnay e Pinot Noir, ma non mancano blend originali che impiegano per esempio l’Incrocio Manzoni.
Vi consiglio di assaggiare queste bollicine,non solo per la loro persistenza, pienezza e intensita’,ma anche per l’ottimo rapporto qualita’/prezzo.
V’inserisco inoltre dei link, dove potete maggiormente documentarvi su questo territorio, per stimolare oltre ai vostri sensi, la vostra curiosita’.
Link di riferimento:
https://st.ilsole24ore.com/art/cultura/2014-09-05/terre-colleoni-bollicine-guerriere-bergamasco-153354.shtml?uuid=ABJe4iqB
http://www.valcalepio.org/it/
https://www.consorziomoscatodiscanzo.it